Eni, Erika Mandraffino: “La tecnologia è la chiave della transizione energetica”

Erika Mandraffino, Direttore della Comunicazione Esterna di Eni, sei nata a Siracusa, in Sicilia, che storicamente è uno dei territori in cui – sin dai tempi di Mattei – Eni ha portato opportunità di sviluppo dove prima non c’erano. Certo, un’altra Italia, ma portando il concetto a oggi, secondo te qual è il giusto approccio, per una grande azienda come Eni, nel rapporto con regioni in via di sviluppo? In che modo la comunicazione può dare il suo contributo?

La Sicilia è una terra di grande complessità, che racchiude una estrema varietà sociale, culturale e di pensiero, plasmata sin dall’antichità dagli scambi e dalla convivenza di culture profondamente diverse. È da questo concetto che bisogna partire quando si lavora sui territori: la complessità va rispettata. La cultura locale va assimilata. Il pensiero del territorio va compreso. E allora entri in una logica di rapporto completamente alla pari, dove si lavora, si investe, si rischia e si cresce insieme. La Sicilia è un esempio del passato storico in Italia, ma la stessa cosa si può dire oggi di tutti i Paesi in cui operiamo, a prescindere dal grado di sviluppo. Certo, la comunicazione riveste una centralità strategica: funge da spazio di incontro e di interazione, coordinando interessi ed esigenze diverse, sviluppando ambiti di gestione e condivisione di conoscenze. Per esempio, nella costruzione delle nostre attività agricole in Kenya, finalizzate alla produzione di biocarburanti su terreni non in competizione con la filiera alimentare, abbiamo realizzato un’efficace campagna locale di comunicazione. Come? Ci siamo messi in ascolto, e l’abbiamo modellata sugli effettivi canali e strumenti di comunicazione usati localmente. Abbiamo spiegato la grande opportunità che si stava presentando a migliaia di famiglie di agricoltori. La grande adesione locale al programma di produzione di olio vegetale si deve anche all’efficacia di questa campagna di comunicazione.

Poi a diciannove anni ti sei trasferita a Londra, ti sei laureata in European Business Administration, e ci sei rimasta per quattordici anni. Che cosa ti ha lasciato l’esperienza professionale britannica e perché hai scelto di tornare in Italia?

A Londra ho lavorato nel mondo della consulenza di comunicazione strategica ai più alti livelli. Ho avuto l’opportunità di seguire una serie di clienti importanti, nel corso di operazioni rilevanti o in periodi di grandi crisi. Mi sono trovata immediatamente in prima linea e, come si suole dire, una volta in acqua, bisogna nuotare. In Inghilterra ho sviluppato una professionalità globale, confrontandomi con le best practices dei settori più vari, interagendo con profili molto diversi ma accomunati da una grande passione e dalla tensione all’eccellenza. Ho acquisito la padronanza delle dinamiche globali del business e della finanza, delle loro interazioni con la politica e la geopolitica, ma soprattutto un metodo di analisi della realtà, un’organizzazione mentale e un approccio al lavoro basato sulla preparazione, sulla velocità e sulla competenza come leva per il raggiungimento dell’obiettivo. Ho deciso di tornare in Italia per motivi familiari – sono sincera – aspettavo la mia prima figlia e a mio marito era stata offerta un’opportunità di lavoro irrinunciabile. Non ho esitato. Sapevo che le competenze e il network professionale che avevo costruito negli anni mi avrebbero permesso di trovare nuovi percorsi di crescita. E così sono approdata in Eni. Confrontarsi con la complessità di un mondo aziendale, per me completamente nuovo, contribuire a definire l’immagine e la reputazione di una delle aziende più importanti e strategiche del paese sono state, e sono tuttora, una sfida appassionante, un’occasione di crescita continua, e un motivo di grande orgoglio.

Dal 2018 al 2021 sei stata Presidente di Versalis, società del gruppo Eni impegnata nella petrolchimica e nella chimica da fonti rinnovabili. Il tuo percorso precedente, da esperta di comunicazione corporate, è stato utile nell’esercizio di questo incarico?

Assolutamente. Sempre di più gli aspetti reputazionali sono ritenuti fondamentali per le aziende all’interno dei consigli di amministrazione. La mia esperienza precedente, maturata a livello internazionale e in diversi settori di business, mi ha dato la capacità di leggere il contesto esterno con una chiave di lettura diversa. Inoltre, in un’azienda grande e complessa come Eni la funzione di Comunicazione ha un privilegio: la possibilità di interagire e conoscere molto bene tutte le diverse aree aziendali, nei dettagli operativi, ma soprattutto nel loro inquadramento strategico. Questo mi ha dato una visione complessiva molto chiara anche sul ruolo e sull’evoluzione della chimica, che mi è stata utile nel ruolo di presidente del CdA di Versalis.

La crisi dei prezzi energetici, la stabilità di approvvigionamento e il contrasto alla povertà energetica. Nello stesso tempo due guerre in corso, i postumi della crisi pandemica e una normativa europea che spinge in maniera ambiziosa le trasformazioni industriali. Che ruolo ha avuto la comunicazione, in questo periodo, nell’accompagnare Eni nel percorso di messa in sicurezza del Paese?

Stiamo vivendo anni di estrema volatilità e di profonda trasformazione, non soltanto per il settore dell’energia ma per l’intera umanità. Negli ultimi anni crisi finanziarie, sanitarie, geopolitiche si sono succedute e si sono sovrapposte all’esigenza imprescindibile di compiere la transizione energetica. In questo contesto, credo che una società come Eni, che è al tempo stesso soggetto e oggetto della grande trasformazione che ci porterà alla decarbonizzazione dei sistemi globali, abbia la responsabilità di spiegare con la propria comunicazione la complessità di un passaggio così epocale. Questo spesso significa spiegare verità che risultano tutt’altro che popolari. É la nostra sfida più grande. Abbiamo raccontato i nostri sforzi per trovare rapidamente il gas per sostituire le forniture russe verso il nostro paese, apparentemente andando contro una narrativa che raccontava di un mondo ormai pronto a dismetterlo completamente. Lo facciamo ancora oggi, raccontando la strategia di decarbonizzazione e sicurezza energetica che abbiamo avviato 10 anni fa e che sta portando importanti risultati. Gas, rinnovabili, biocarburanti, colonnine elettriche, chimica sostenibile convivono nell’ambito di un solido equilibrio finanziario. Tutto questo va raccontato e spiegato con profondità e competenza, per fare cultura e prevalere sui tanti facili slogan che porterebbero al fallimento della transizione stessa.

Come si fa a conciliare, in questo tempo di transizione ecologica, la complessità della realtà con la necessità di rendere morbidi i messaggi per il grande pubblico?

Innanzitutto, la comunicazione deve seguire la strategia dell’azienda e avere analogamente una visione di lungo termine, lavorando sul proprio percorso senza commettere l’errore di volere compiacere le tendenze di breve termine. Per fare un esempio, pochi mesi prima dell’invasione russa dell’Ucraina i prezzi del gas stavano già crescendo in modo importante, e noi spiegavamo come ciò fosse causato da un’offerta corta, derivante dalla riduzione degli investimenti verificatasi negli anni precedenti. Ricordo che ricevevamo critiche da chi invece il gas voleva metterlo da parte. Pochi mesi dopo, con lo shock dovuto al taglio del gas russo, il prezzo del gas ha superato i 300 euro, con pesanti conseguenze per famiglie, imprese e bilanci statali. Quello è stato un momento cruciale per la nostra comunicazione: avevamo ragione e, purtroppo, i fatti ce lo stavano dimostrando. Credo che così, unendo competenza e coerenza, si acquisisca credibilità e autorevolezza. In secondo luogo, la nostra strategia ci porterà nel 2050 a offrire un’ampia serie di prodotti energetici completamente decarbonizzati. Un giorno il venditore Eni avrà una “borsa degli attrezzi” con soluzioni per decarbonizzare tutti gli ambiti di un sistema economico: domestico, industriale, energivoro, relativo al trasporto. Quindi è lì che la nostra comunicazione deve arrivare il prima possibile: mostrare e spiegare ai nostri stakeholder e al pubblico dove stiamo andando. Gestisci un aeroporto? Ho il biocarburante per gli aerei, i pannelli solari per l’alimentazione elettrica degli edifici, le colonnine di ricarica per i mezzi aeroportuali elettrici, e così via. In un mosaico da decarbonizzare ogni tessera richiede una soluzione distinta, e la nostra strategia ci ha portato ad avere molte soluzioni da offrire.

Hai parlato dell’importanza di sviluppare e diffondere una cultura dell’energia. Perché credi sia essenziale e cosa bisognerebbe fare?

Come dicevo l’umanità sta affrontando una sfida epocale: la transizione energetica. Nel mondo occidentale i temi dell’energia sono stati sottovalutati per anni, pensando che bastasse premere un interruttore per avere tutta l’energia possibile e a prezzi accessibili. Purtroppo la storia recente ci ha insegnato che non è così. Come azienda sentiamo il dovere di contribuire a fare cultura dell’energia perché tutti, a partire dai nostri clienti, ma soprattutto le nuove generazioni abbiano accesso a informazioni oggettive – non ideologiche – e possano avere gli elementi per comprendere le sfide che stiamo affrontando. L’approccio alla decarbonizzazione deve essere un approccio pragmatico, olistico e trasversale che fa leva su tecnologie, esperienza e attività di ricerca e sviluppo. La vera sfida è gestire la disinformazione generata da una generale tendenza ad accedere e diffondere informazioni senza una corretta valutazione critica. Tra l’altro, in un momento in cui gli elementi di contrasto a livello di pubblico sono numerosissimi, è paradossalmente difficile trovare antagonisti disposti al dibattito. A questo noi rispondiamo con l’impegno a costruire narrazioni autentiche: trattando i temi tecnologici separandoli dalle valutazioni ideologiche, resistendo alla polarizzazione a cui tutti siamo esposti per non dover chiedere alle persone di rinunciare a qualcosa. Sostenibilità per noi significa considerare e affrontare i bisogni di tutti: dell’ambiente, delle persone e delle imprese.

Transizione digitale e transizione energetica camminano di pari passo. Si prevede che l’Intelligenza artificiale possa avere un ruolo determinante nell’evoluzione dei sistemi energetici e nella transizione. Voi comunicatori applicate l’IA nei vostri processi? Vedete più rischi o più opportunità?

Noi comunicatori stiamo vivendo la rivoluzione dell’IA generativa con una combinazione di entusiasmo e apprensione. Entusiasmo per le nuove opportunità, perché gli strumenti di IA generativa permettono di automatizzare molte attività ripetitive, liberando tempo per attività più strategiche e creative. Preoccupazione e sfida riguardo alla qualità e all’accuratezza dei contenuti generati dall’IA, alle numerose questioni etiche e gestionali, e a come mantenere aggiornate le nostre competenze e familiarizzare con le nuove tecnologie. L’uso dell’ IA però non è nuovo nel mio team. Da anni abbiamo creato un centro di competenza interno per lo sviluppo di un approccio data-driven e audience-driven alla nostra comunicazione. L’arrivo dell’IA generativa, con le infinite possibilità di correlazione e gestione di dati sempre più complessi, ha portato rapidamente a risultati straordinari, per esempio facendo evolvere il nostro sistema di monitoraggio verso un vero e proprio sistema di intelligence reputazionale. Il fatto è che non tutte le attività e le professionalità sono impattate allo stesso modo dall’arrivo dell’IA, e prima ancora dell’adozione tecnica è necessario un processo complesso, emotivo e cognitivo. L’IA è più di un semplice nuovo strumento: è un nuovo “collega” che ci coadiuva nell’efficientamento dei compiti. Non possiamo però considerarlo come un semplice strumento che riduce il fardello operativo, ma una tecnologia con la quale entrare “in sintonia” per abilitarci sia a considerazioni più strategiche, e ad alto valore aggiunto, sia come stimolo per la creatività. Per favorire l’adozione efficace delle soluzioni di IA abbiamo costruito un percorso a tappe, inclusivo, democratico che agisce sul mindset individuale e garantisce allo stesso tempo un accesso immediato a un’attività di evoluzione delle proprie competenze, con una prospettiva inclusiva. Non l’ennesimo corso obbligatorio ma un tavolo integrato, in cui ciascuna funzione della comunicazione esterna può contribuire a definire soluzioni e progetti da adottare o sviluppare, in modo che siano i più pertinenti e fattibili possibili. Abbiamo creato una newsletter interna, automatizzata con l’IA, per mantenerci costantemente aggiornati e stiamo monitorando l’evoluzione del nostro approccio.

Quali sono i principi che muovono la costruzione di un giusto mix energetico per l’Italia?

La crisi determinata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha messo in evidenza una serie di aspetti cruciali per l’Italia e per l’Europa tutta. In primis, il fatto che la diversificazione dei vettori e dei fornitori è un elemento di sicurezza imprescindibile. La capacità dimostrata da Eni di sostituire con estrema rapidità il gas russo con gas proveniente da numerosi diversi paesi ha consentito al Paese di superare il periodo più critico e di gettare le basi per un sistema di approvvigionamento più equilibrato e resiliente. Questo è stato possibile perché l’azienda ha potuto fare leva su rapporti consolidati e di profonda fiducia con paesi produttori in cui opera da decenni. Un altro aspetto che la crisi ha reso particolarmente chiaro è che le energie rinnovabili non hanno raggiunto ancora un livello di maturità tale da poter sostituire le fonti tradizionali: in assenza di gas russo, diversi paesi europei hanno aumentato il consumo di carbone. Un mix energetico sostenibile, quindi, deve prepararsi a un sempre maggior peso delle rinnovabili associandole a una fonte certa, non intermittente e poco emissiva, come per esempio il gas. Infine, un principio che vale per l’Italia come per tutto il resto del mondo: dimentichiamoci che esista una soluzione valida per tutti e guardiamo alle soluzioni su misura, perché non esiste un energy mix giusto per tutti. Ogni paese, ogni contesto economico ed industriale, ogni ambito geografico ha caratteristiche diverse che portano a energy mix specifici, basati sulle risorse naturali disponibili e sulle esigenze e aspettative di consumo. In questo senso è importante che le istituzioni che devono governare il processo di transizione energetica ci indichino la destinazione e i tempi, ma non il percorso: ogni azienda, ogni mercato deve avere la prerogativa di raggiungere quegli obiettivi grazie alla propria competenza e alle risorse a propria disposizione.

Su quali tecnologie e scelte strategiche Eni sta investendo più impegno?

La tecnologia è la chiave della transizione energetica. Il nostro approccio è guidato dal principio-cardine della neutralità tecnologica: crediamo che la transizione energetica sia realizzabile solo tramite un approccio flessibile alle tecnologie: non limitandosi a una unica soluzione, ma adottando un mix di tecnologie scelte in funzione della loro maturità ed efficacia nel ridurre le emissioni. Questo per noi significa continuare a produrre idrocarburi minimizzandone le emissioni e dando priorità al gas, la fonte tradizionale più sostenibile; investire nelle energie rinnovabili, in primis solare e eolico; impegnarci nell’efficienza energetica. Significa anche sviluppare tecnologie innovative come i biocarburanti e i sistemi di cattura e stoccaggio della CO2, e investire fortemente nella ricerca: crediamo molto nelle concrete potenzialità della fusione a confinamento magnetico, una fonte di energia che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’energia già nel prossimo decennio.

La cultura del lavoro ha avuto un’accelerazione nei suoi cambiamenti: dall’orgoglio del workaholism al work life balance. Che pensiero hai in merito e per te pensi di aver costruito un giusto equilibrio? E come credi che evolverà l’approccio alla carriera alla luce delle prospettive aperte dall’AI?

Credo che le aziende siano sempre più sensibili all’esigenza di un miglior equilibrio vita-lavoro, e siano sempre più consapevoli di quanto questo aspetto sia cruciale anche nell’attrazione dei talenti. Le nuove tecnologie consentono di coniugare flessibilità e produttività. Quanto al modo di pensare al proprio percorso professionale, credo che sia necessario un cambio di mindset: le nostre carriere saranno sempre meno lineari, guidate più da un approccio che mette al centro le competenze acquisite più che le esperienze definite nei nostri ruoli. Competenze umane come l’empatia e la capacità di costruire relazioni, capacità manageriali come la leadership trasformativa giocheranno un ruolo sempre più determinante nel guidare i nostri percorsi. Credo che grazie all’IA vivremo un nuovo umanesimo. Il fulcro del processo di adozione dell’IA sarà il ripensamento della relazione uomo-macchina, dove il primo non dovrà più svolgere le attività della macchina, ma svilupperà e applicherà la propria professionalità per spostare l’asticella più avanti e aggiungere un pensiero critico/laterale. Questo sarà fondamentale sia per lo sviluppo professionale delle persone, sia per ottenere prodotti di qualità, raggiungendo nuovi livelli di eccellenza. Ed è per questo che trovo che questo momento di grande evoluzione possa generare un modo di vivere il lavoro in maniera più appagante, perché possiamo concentrarci su attività più stimolanti, creative e in cui il nostro contributo come persone sia più determinante.

Se avessi la possibilità di dire tre “grazie”, a chi li diresti?

Ai miei genitori, che mi hanno cresciuta con una mente e uno spirito liberi, senza mai porre limiti alle mie aspirazioni. Alla mia rete di amiche e amici che mi sono stati vicini anche nei momenti più difficili, rappresentando sempre una fonte inesauribile di sostegno, consapevolezza e ispirazione per intraprendere nuove avventure. E infine, anche se certamente non in ordine di importanza, a quelle colleghe e colleghi di Eni, a partire dai miei capi passati e attuali, che hanno avuto fiducia in me e dai quali ogni giorno continuo ad imparare ed essere ispirata.

Michele Vitiello, ilriformista.it

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